Consulenza psicologica per adolescenti e giovani adulti

L’adolescenza: la fatica di crescere

L’adolescenza e la giovane età adulta sono fasi di vita in cui avvengono cambiamenti e prove tra i più decisivi della propria esistenza.

Nell’adolescenza si prende distanza dalle figure genitoriali e si fa l’ingresso nel mondo sociale; si conquista passo dopo passo l’autonomia e l’indipendenza; si sperimenta e definisce la propria identità, mentre la personalità va strutturandosi nel gioco continuo tra mondo interno ed esterno; si scopre la propria e altrui sessualità.

In questo terreno pieno di ostacoli è normale sentirsi a volte insicuri, incompetenti, inadeguati e provare emozioni dolorose come rabbia, ansia o tristezza. Sono questi gli anni in cui si sviluppa il pensiero riflessivo che fa emergere domande difficili su di sé e sul rapporto con gli altri (Chi sono davvero? Che persona voglio diventare? Piaccio agli altri?) e la competenza metacognitiva che consente all’adolescente di pensare ai propri processi mentali.

Ma in qualche caso la sofferenza può essere più intensa, compromettere l’inserimento nei contesti di vita o mettere a rischio uno sviluppo sano. Il percorso evolutivo del giovane, nell’incontro tra le relazioni di attaccamento primarie e le nuove esperienze sociali, può avere esiti problematici diversi – ad esempio disturbi dell’umore (es. depressione), di area ansiosa (es. fobici, ossessivi), della socialità e della relazione, del rapporto con il proprio corpo o con il cibo, di dipendenza da sostanze (alcol, tabacco) o comportamentale (da gioco, tecnologie), scolastici e nell’apprendimento, nell’area della sessualità. In questi casi i ragazzi vanno accompagnati per un tratto di strada e sostenuti nella fatica di crescere anche con un aiuto professionale.

La giovane età adulta: affrontare l’incertezza del presente

Le trasformazioni sociali recenti hanno reso evidente una fase di vita compresa circa tra i 19 e i 30 anni – ovvero tra l’uscita dal periodo adolescenziale e il raggiungimento della piena età adulta – che porta con sé sfide esistenziali connesse alla difficoltà di accedere pienamente alla dimensione adulta. Molti giovani affrontano ad esempio:

  • problematiche nell’area delle relazioni sociali o di coppia, le quali con il passare degli anni mutano in rapporti più selettivi e stabili;
  • ostacoli nel raggiungere l’autonomia economica e una distanza affettiva sana dai genitori, i quali possono portare con sé disagio emotivo a vari livelli;
  • difficoltà a immaginare un progetto di realizzazione di sé o a integrarlo in un sistema che tenga conto dei propri principali bisogni.

Anche in questa fase il giovane può sperimentare crisi identitarie frequenti già nel periodo adolescenziale – non sapere più bene chi si è o chi si vorrebbe essere – che si manifestano ad esempio nei blocchi/abbandoni del percorso universitario.

Metodologia

I primi colloqui hanno una finalità diagnostica, cioè servono a inquadrare la situazione di vita del giovane e il suo disagio attuale. In questa fase lo psicologo può formarsi un quadro del giovane paziente, della sua problematica attuale e valutare se sia opportuno iniziare un percorso, o se eventualmente proporre l’invio ad un altro professionista. Nello stesso tempo anche il giovane paziente può farsi un’idea dello psicologo e può valutare se si sente a suo agio nella relazione.

Nel caso di pazienti minorenni, in genere nel primo colloquio vengono accolti insieme il giovane e i genitori, in seguito è dedicato uno spazio di colloquio con il solo adolescente e l’incontro si conclude di nuovo con figlio e genitori insieme.

Al termine della fase diagnostica, che può comprendere l’uso di test o schede di auto monitoraggio, psicologo e paziente costruiscono in modo collaborativo un “profilo di funzionamento” che illustra gli aspetti essenziali del problema come le origini del disturbo, le variabili psicologiche che permettono di spiegarlo e i fattori di mantenimento che impediscono una remissione: questo modello, in seguito continuamente perfezionato, già inizialmente consente al giovane di sentire una maggiore padronanza su di sé e di dare significato a vissuti prima incomprensibili.

Dopo aver condiviso gli obiettivi di cambiamento, inizia l’intervento che adotterà strategie e tecniche e seguirà modalità concordate con il paziente ed eventualmente con la famiglia.

Nel lavoro con gli adolescenti i genitori vengono periodicamente aggiornati sull’andamento del lavoro, nel rispetto del segreto professionale a cui ha diritto il giovane, fatta eccezione per situazioni in cui sia a rischio la sua o altrui sicurezza.